Vivi o sopravvivi? Impariamo con la Mindfulness

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“Per molto tempo sembrava che la vita stesse per iniziare; c’era sempre qualche ostacolo, qualcosa da risolvere prima… e poi sarebbe iniziata la vita! Fino a quando ho capito che questi ostacoli erano la mia vita”
Alfred Souza.

Siamo abituati a “viaggiare mentalmente” dal passato al futuro, ricordando continuamente le esperienze e anticipandole… così passiamo il presente, così la vita scivola via, senza quasi che ce ne rendiamo conto. Spesso viviamo come se il nostro presente fosse un prologo, perseguendo obiettivi che presumibilmente “ci daranno” felicità e percependo il momento presente come un ostacolo per ottenere ciò che vogliamo.

Vivere in fuga cercando di evitare il dolore e gli ostacoli ci impedisce di assaporare il momento presente. In realtà sappiamo che è nel presente che accade la vita. Se ci fermiamo ad osservare, possiamo renderci conto che questo ha uno scopo: evitare di rivivere certe situazioni dolorose che ricordiamo del passato. Così, la paura e l’incoscienza ci spingono verso l’automatismo, verso una vita che consiste più nel “sopravvivere” che nel “vivere”.

Siamo afflitti dalla malattia del pensare, del pianificare il futuro e del ricordo di un passato che non è sempre piacevole, dell’immaginare troppo spesso catastrofi che esistono solo nella nostra fantasia. A tal punto che per alcune persone, il presente è una sorta di “sala d’attesa” in cui aspettano, con più o meno pazienza, che la “vita reale” accada. Tutto ciò che accade non è visto come qualcosa di unico, ma come una distrazione temporanea, come il prologo del bene che deve ancora venire. Infatti, sebbene dalle sue origini la specie umana si sia chiesta se c’è vita dopo la morte, per alcuni di noi la domanda cruciale dovrebbe essere: c’è vita prima di morire? (1)

L‘allenamento Mindfulness ci offre le tecniche per rimanere nella consapevolezza del momento presente. E il fatto di prestare deliberatamente attenzione al qui e ora ci consente di uscire dal nostro “film mentale” e vivere totalmente e pienamente.

“Sii totale nelle tue azioni, essendo totale dovrai stare attento; nessuno può essere totale senza essere attento. Essere totalmente implica non pensare a qualcos’altro. Se stai mangiando, stai mangiando; sei totalmente qui e ora”
Osho

Intuiamo che per quanto corriamo alla ricerca di risultati esterni, non raggiungeremo la felicità. In fondo tutti sappiamo che emerge dall’interno e consiste in uno stato di coscienza. La sfida è passare dalla paura all’amore, dall’automatismo alla vita cosciente e alla libertà interiore.

Forse è giunto il momento di fare il salto e avere il coraggio di vivere invece di sopravvivere? Pensi di voler scommettere sulla coerenza e una vita consapevole?

La Mindfulness o la Piena Attenzione non sono “tecniche di rilassamento” ma offrono un profondo percorso di crescita e sviluppo. La Piena Attenzione è uno stato di coscienza che ha a che fare con un certo modo di prestare o focalizzare la nostra attenzione su ciò che viviamo. Immagina l’attenzione come una grande lanterna che ci permette di vedere ciò che illumina, una lanterna che tutti abbiamo ma non sempre usiamo consapevolmente.

Ci siamo mai chiesti cosa o chi gestisce la nostra “lanterna interna”? Quando non siamo consapevoli, non sappiamo molto bene dove focalizziamo la lanterna, e tanto meno ci rendiamo conto che possiamo persino scegliere dove vogliamo dirigerla. Da un tale stato di incoscienza (non mi rendo conto che colui che dirige la lanterna è una parte di me), l’attenzione vaga e vaga in uno stato di dispersione che favorisce l’attecchimento di emozioni e stati interni indesiderati come paura, vittimismo, mancanza di determinazione e azione, negatività…

“Dove focalizzi la tua attenzione, si concentra la tua intenzione”

Quando iniziamo a praticare la Mindfulness, scopriamo a poco a poco che possiamo coltivare la capacità di dirigere l’attenzione verso ciò che ci porta ad una più vita centrata in cui vivere in apertura e accettazione, con più compassione, entusiasmo…

Si può dire, quindi, che la Piena Attenzione ha a che fare con il processo di auto-consapevolezza e sviluppo dell’essere umano che, parallelamente alla sua crescita interiore, realizza che il “fuori” non è poi così arbitrario come potrebbe sembrare, ma ha più a che fare con cosa e dove si sceglie di concentrarsi.

I 3 ostacoli che ci impediscono di vivere pienamente

Attraverso la pratica della Mindfulness è possibile identificare i 3 ostacoli principali che ci impediscono di vivere pienamente. A questo punto, sappiamo che non troveremo nelle circostanze esterne il significato della nostra vita o la fonte stabile di pienezza ed entusiasmo. Ma ancora, spesso, non sappiamo quale strada prendere né quali indizi seguire per uscire dalla stasi in cui a volte ci troviamo sommersi.

La Mindfulness ci permette di identificare ciò che ci mantiene nell’”insensatezza”, che ci fa vivere una vita a volte eccessivamente automatizzata e in balia delle emozioni. Permette anche di aprire uno spazio interno di comprensione e reinterpretazione con l’essenziale, uno spazio amorevole dal quale sintonizzarsi con la vita, con le lettere maiuscole.

Vediamo i tre ostacoli principali che ci tengono nell’incoscienza e nella sofferenza, e i loro “antidoti”:

1 – LE ASPETTATIVE
Quante volte viviamo attraverso un filtro creato dalle nostre idee su come dovrebbero essere le “cose”! La mancata identificazione di questi filtri mentali è fonte di sofferenza quando le nostre aspettative non vengono soddisfatte.

Qual è l’antidoto?
Sappiamo bene che la vita è così com’è, non come “dovrebbe essere”. In questo senso, lavorare nella direzione di vivere da uno stato di accettazione di ciò che è in ogni momento – che non significa rassegnazione – apre uno spazio interno dal quale vivere con fluidità e leggerezza. Cosa succede se cambiamo la parola aspettativa con possibilità? Cosa accadrebbe se addestrassimo la nostra attenzione a rilevare la nostra tendenza a generare aspettative, scegliendo così consapevolmente di vivere ogni momento come una possibilità?

2 – LA RESISTENZA AL DOLORE
La resistenza e l’opposizione al dolore naturale della vita è una delle reazioni automatiche e inconsce dell’essere umano. Sappiamo che nella vita c’è piacere e dolore, e che quest’ultimo è inevitabile; questo non è nuovo per nessuno, ma una cosa è “capire”, e un’altra cosa è comprendere profondamente una realtà. Quando viviamo da questo meccanismo automatico che sommerge ed elude la nostra esperienza dolorosa, generiamo, senza saperlo, una sofferenza che è evitabile ed inutile. È come se aggiungessimo un carico tossico “extra” alla quota di dolore che dobbiamo vivere.Vivi o sopravvivi? Impariamo la consapevolezza con la Mindfulness.

Qual è l’antidoto?
Comprendere profondamente che non possiamo evitare il dolore, mentre pratichiamo l’accettazione di ciò che viviamo in ogni momento. La pratica della piena attenzione permette di aprirci completamente al dolore e di accoglierlo, e quando ha adempiuto alla sua funzione, scopriamo che se ne va così come è arrivato. Negare il dolore provato in un dato momento è in realtà negare una parte di noi. Accettando e riappropriandoci della nostra esperienza, acquisiamo forza, e si manifesta un atteggiamento compassionevole che favorisce il vivere in sintonia e l’empatia verso noi stessi e gli altri.

3 – LA DISPERSIONE
La dispersione è il risultato della disattenzione o, come già detto, del non focalizzare coscientemente la lanterna. Dalla dispersione e dalla disattenzione nasce, a sua volta, la reazione automatica a ciò che viviamo. È come vivere con il “pilota automatico”. Lasciare la reazione è, in qualche modo, risvegliarsi dall’automatismo e attivare la coscienza da cui scegliamo di rispondere invece di reagire.

Qual è l’antidoto?
L’antidoto in questo caso è la pratica della Piena Attenzione o della Mindfulness, un percorso di crescita e di sviluppo integrale che ci porta ad una maggiore auto comprensione e alla scoperta dei nostri particolari automatismi.

Se semini un pensiero, raccoglierai un’azione.
Se semini un’azione, raccoglierai un’abitudine.
Se semini un’abitudine raccoglierai un carattere.
Se semini un carattere, raccoglierai un destino.
-Il Tibetano-

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