Offrire “atti di servizio” è espressione dell’amore

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Con questo articolo continuiamo ad approfondire il linguaggio dell’amore, attraverso la quarta chiave per la comunicazione consapevole nella coppia, dopo aver approfondito come imparare il linguaggio dell’apprezzamento, condividere tempo di qualità, donare e donarsi.

Offrire atti di servizio al partner significa fare cose che sappiamo che gli fa piacere che facciamo. Possono essere azioni come cucinare, lavare i piatti, passare l’aspirapolvere, togliere i capelli dal bagno, lavare la macchina, pulire il garage, portare il cane a fare una passeggiata, passare del tempo con i suoi genitori… Tutte queste azioni sono atti di servizio che richiedono pensiero, pianificazione, tempo, un certo impegno ed energia messa al servizio. Se sono fatti con un positivo spirito di devozione, e non come un obbligo, sono davvero espressioni d’amore.

Forse facciamo già molte di queste cose, ma è possibile che le facciamo con la sensazione che “in ogni caso dobbiamo farle”. Fare cose per obbligo non implica che siano fatte come atto di servizio.

Un atto di servizio è qualcosa che facciamo in modo disinteressato per l’altro o per l’altra, per il solo fatto di voler aiutare e generare benessere. Il fatto di fare qualcosa da un atteggiamento disinteressato è fondamentale, poiché altrimenti potremmo avere l’intenzione nascosta di “generare debito”: “se faccio questo per lui o lei, allora mi dovrà qualcosa…”.

Gli atti di servizio possono comportare compiti che non necessariamente ci piacciono e facendoli, sappiamo che stiamo sostenendo l’altro. Ora, teniamo presente che questo non significa che un determinato compito debba sempre ricadere sulla stessa persona, ciò genererebbe facilmente una sorta di “diritto acquisito”, cioè l’esigenza dell’altro – e anche la nostra – che dobbiamo fare qualcosa perché “è un nostro obbligo”.

Possiamo concentrarci non solo sull’offerta di atti di servizio, ma anche sulla consapevolezza di quando li riceviamo dall’altro. Forse anche noi abbiamo “acquisito dei diritti”, pensando che l’altro “dovrebbe fare questa o quella cosa per noi”. Affrontare la quotidianità con mente da principiante ci incoraggia a prendere coscienza di tutte quelle cose che l’altro fa per noi in modo disinteressato, solo con l’intenzione di “facilitarci la vita” rendendola più piacevole. Se non sappiamo quali sono le cose che piacciono al nostro partner e che potremmo fare per lui o lei, sarà meglio chiedere, invece di cercare di “indovinare”.

“Penso che la ragione per cui entrambi siete infelici in coppia è che nessuno di voi dimostra il proprio amore facendo qualcosa per l’altro”.
Maria disse:
“Penso che tu abbia ragione, e il motivo per cui ho smesso di fare le cose per lui, è perché il suo spirito esigente mi ha offeso. È come se volesse rendermi uguale a sua madre”.
“Esatto – dissi – “E a nessuno piace essere costretto a fare qualcosa. L’amore si da liberamente. Non si può esigere l’amore. Le richieste danno direzione all’amore, ma l’esigere ferma il flusso dell’amore”.

I cinque linguaggi dell’amore. Gary Chapman

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