L’accompagnamento transpersonale, come dice la parola stessa e come abbiamo approfondito in altri articoli, indica un oltre e un attraversamento: oltre la personalità andando al di là della limitante identificazione con il corpo, l’ego o la nostra biografia; l’attraversamento del personale, la maschera, recuperando l’aspetto spirituale dell’essere umano.
Questo suffisso trans testimonia un ampliamento dello sguardo e della coscienza che possiamo leggere anche in senso sistemico. Il facilitatore o la facilitatrice dello sviluppo transpersonale sostiene la ricerca esistenziale e il bisogno di vivere da un senso più ampio e più profondo di chi accompagna; per questo sono necessarie preparazione e qualità che dipendono dalla sua capacità di sintonizzarsi con un campo di coscienza più ampio che trascende il livello cognitivo in cui ci muoviamo abitualmente.
Infatti, più autocosciente, più inclusivo è lo sguardo, e più inclusiva, più completa e integra diventa la persona. L’integrità e la completezza della nostra identità ci consentono di vivere da un livello di presenza maggiore.
L’utilità di un accompagnamento è proporzionale alla sua capacità di promuovere comprensioni profonde, comprensioni che rendono possibile anche la liberazione da “fardelli del passato” che aprono anche le porte a una vita più piena e felice.
Questa “visione che integra” da parte del facilitatore significa vedere l’assistito in modo completo, anche al di là delle parole. Vederlo nel suo complesso significa accettarlo per quello che è, compresa la sua storia familiare.
Questa capacità viene coltivata nei nostri percorsi di Facilitazione dello Sviluppo Transpersonale prima di tutto come esperienza per gli allievi ed allieve stesse, perché possiamo sostenere l’esplorazione dell’altro fin dove abbiamo camminato noi stessi. Il tema dello sguardo sistemico e degli strumenti che permettono di integrare e osservare ciò che va oltre la nostra individualità è ampio. Per questo all’interno della nostra Scuola è integrato un percorso di Facilitazione Sistemica Transpersonale, accessibile a chi abbia completato il primo anno di Sviluppo Transpersonale o Mindfulness Transpersonale, che permette di acquisire una specializzazione e competenze specifiche che uniscono visione transpersonale, sistemica e il lavoro delle costellazioni familiari.
La visione sistemica transpersonale ci invita a prendere coscienza delle nostre circostanze non solo personali, ma anche familiari e sociali. Questo è un primo passo per espandere l’identità personale: diventare consapevoli che ci sono forze che vanno oltre noi come individui. Questo approccio, quindi, va oltre lo sguardo esclusivo al campo di lavoro personale. Lo sguardo sistemico non si limita alle circostanze particolari della biografia personale, ma piuttosto amplia la visione e riconosce che le storie di vita sono radicate nel gioco sistemico dell’amore e del dolore, presente in tutti i gruppi umani.
Lo scopo dell’accompagnamento sistemico transpersonale
La Facilitazione Sistemica Transpersonale concepisce la famiglia come un sistema vivo e in costante movimento, cioè come un organismo con una propria coscienza che trascende quella delle sue componenti. Il sistema familiare è visto come una rete umana che, con le sue luci e ombre, è sempre guidata dalla forza della vita.
La rete umana del sistema familiare, che si compone di una catena infinita di generazioni, ci fa comprendere che la nostra biografia non è un “pezzo di vita” isolato e sospeso nel tempo, ma la continuazione del flusso della Vita.
Nel continuum della vita, ci si passa il “testimone”: lo prende chi “viene dopo”. Questo “testimone” contiene tutto ciò che è stato vissuto da chi l’ha portato con sé, compreso quanto vissuto dai suoi predecessori: i successi, le ferite, i fallimenti, le conquiste… E anche un apprendimento di vita che, in modo cumulativo, rimane come eredità. Esperienze di vita che, in un dato momento, raggiungono la nostra generazione. Il nostro momento è arrivato: prendiamo il “testimone” della vita! Ci saranno, in questa eredità, cose che ci faranno male e altre che ci daranno forza… In ogni caso, in ognuna di esse c’è esperienza di vita.
La Facilitazione Sistemica Transpersonale è quindi un percorso di scoperta di sé e riconciliazione profonda che, tra le altre cose, riconosce e accoglie il bagaglio ereditato dai nostri antenati. Ci mette in sintonia con il nostro patrimonio intimo e le ferite passate; con i sogni infranti e anche con quelli da realizzare; con nostro padre e nostra madre, nonostante i loro errori e successi; con le nostre precedenti relazioni; con la nostra infanzia e anche con la vecchiaia; con i vivi e anche con i morti; con il conoscibile e con l’inconoscibile, con la Vita e con la Morte…
La Facilitazione Sistemica Transpersonale è una porta aperta al Mistero che trascende la mente logica e la cui apertura consente la maturazione del livello persona. Questa via incoraggia anche l’integrazione interna portandoci progressivamente ad abbracciare ciò che fa male guardare. Si dice che “crescere fa male”. In questo senso, contemplare ciò che non ci piace significa abbracciare ciò che una volta “nascondevamo” perché non sapevamo gestirlo. Questo percorso di riconoscimento e integrazione comporta anche l’ampliamento della nostra identità personale e l’accesso a strati più profondi di coscienza.
Per la Facilitazione Sistemica Transpersonale, il conflitto vitale non è concepito come un “malfunzionamento”, ma piuttosto come una “resistenza” che esige uno sguardo interiore e che, quando ne prendiamo coscienza, apporta autoconsapevolezza e maturità. Così, quando sentiamo che nella nostra vita qualcosa è stagnante o che ci sono ancora ferite da rimarginare, non c’è niente di sbagliato, né c’è niente da “aggiustare”: ci sono solo aspetti da comprendere e integrare.
Se lo scopo della Facilitazione Sistemica Transpersonale è quello di accompagnare le persone a vivere più pienamente, questo passa attraverso un processo di profonda riconciliazione con la vita. A sua volta, questo processo porta ad un atteggiamento che abbraccia la vita così com’è e risveglia uno stato crescente di gioia senza causa. Questo non è né più né meno che aprirci alla dimensione transpersonale dell’esistenza, accedendo progressivamente a livelli più profondi dell’essenzialità, dove scopriamo dimensioni della nostra identità libere da supposizioni e pregiudizi.
Ora, essere in pace con la vita è un compito che richiede di guardare oltre noi stessi e di includere tutto il nostro sistema familiare. Questo sguardo ampio ci permette di conoscere noi stessi più profondamente. Più comprensione e consapevolezza sviluppiamo riguardo alle nostre radici, paradossalmente, più possiamo aprire le ali e volare liberi.
Si può dire che diciamo veramente “sì alla vita” quando smettiamo di giudicarci e abbracciamo il nostro volto più oscuro o più nascosto, e in questo l’accettazione della nostra origine è strettamente implicita: allora possiamo guardare i nostri genitori con compassione comprendendo, al di là di ciò che è accaduto, che ci hanno dato il dono più grande: quello della vita.
Questa comprensione è un evento transpersonale attraverso il quale assistiamo alla nostra seconda “nascita”: una rinascita simbolica in cui si manifesta l’autocoscienza e ci si riconosce dal proprio essere essenziale come identità espansa.
Così possiamo assumere internamente il ruolo che ci corrisponde nel sistema familiare; riconoscere quale è il nostro posto in esso, ci libera da “ruoli” o copioni vitali che non ci riguardano realmente. Così possiamo liberarci da quelle responsabilità che non corrispondono al posto che occupiamo, e possiamo assumere pienamente quelle che ci corrispondono.
Alla fine, quando prendiamo il nostro posto, che è unico e insostituibile, diventiamo più disponibili per la vita.
E così, attraverso la Facilitazione Sistemica Transpersonale, diventiamo consapevoli dell’essere all’interno di una realtà più grande, prima attraverso la consapevolezza di essere parte del nostro sistema familiare, poi del “sistema umanità” e, infine, dell’Universo.